Paura, scoraggiamento, amarezza. Sono queste le prime tre parole che vengono in mente a Giovanni Cavedon, presidente del CeAS, quando ripensa a quel 15 febbraio 2017: il giorno in cui al Centro Ambrosiano di Solidarietà è scoppiato l’incendio che ha quasi distrutto la struttura che accoglie donne e mamme in difficoltà con i loro bambini. “Ci eravamo appena risollevati dall’esondazione del Lambro che aveva colpito il centro nel 2014, provocando ingenti danni. Nonostante le difficoltà, eravamo riusciti a ripartire con quasi tutti i progetti e quindi l’incendio è stato davvero un duro colpo per tutti, ospiti e operatori”, dice Cavedon.
L’impatto emotivo del fuoco è stato grandissimo, in particolare per le donne ospiti perché quella struttura per loro rappresentava una nuova casa, in cui si stavano ricostruendo un pezzo di vita insieme ai propri figli. In un momento avevano perso di nuovo tutto, dall’abbigliamento alle piccole cose a cui piano piano si stavano affezionando. Nei mesi in cui si sono svolti i lavori di ricostruzione, sono state trovate delle sistemazioni alternative, per esempio a Cabiate, in provincia di Como, dove il CeAS gestisce la comunità Mammamondo. “Ad andare persi per queste donne non sono stati solo gli oggetti personali, ma anche i punti di riferimento che si erano a poco a poco costruite al Centro Ambrosiano di Solidarietà e a Milano dove, ad esempio, alcune stavano frequentando corsi di italiano o corsi di formazione. Alcuni sono stati purtroppo sospesi altri fortunatamente no, consentendo alle ragazze di non disperdere anche i piccoli obiettivi raggiunti. Dovendo però spostarsi quotidianamente di 50 chilometri, è stata una situazione faticosa”, aveva spiegato Viviana Pruiti, responsabile della comunità.
Anche per gli altri ospiti del CeAS non è stato facile: “Anche se viviamo in diverse comunità, ci conosciamo quasi tutti e sappiamo che ognuno è qui perché ha delle difficoltà da affrontare e superare. Contro le fiamme non potevamo fare niente e quando succede una cosa del genere ti senti impotente”, aveva raccontato Mauro, un ex ospite della comunità Alisei.
Nonostante tutto, gli operatori del Centro Ambrosiano di Solidarietà non si sono fatti scoraggiare e si sono impegnati a fondo affinché tutte le attività potessero continuare, nonostante anche gli uffici fossero stati pesantemente danneggiati, e si sia dovuto lavorare in condizioni molto disagevoli.
“Da subito, inoltre, abbiamo ricevuto la solidarietà e l’aiuto di tanti: di chi ci è sempre stato accanto, come i nostri volontari, i donatori, gli amici della Confraternita della Pentola o Fondazione Cariplo, e anche di persone o gruppi che si sono avvicinati a noi in questo momento difficile”, racconta ancora Cavedon. Come i nostri ‘vicini di casa’ del Centro Schuster, che hanno messo a disposizione le loro strutture, affinché i nostri ospiti possano praticare attività sportiva, o le squadre di rugby Bold di Cologno Monzese, Coyotes di Cernusco sul Naviglio, Lovers di Milano e Satrapi Sbagliati di Velate, che hanno organizzato un torneo per raccogliere fondi in favore del CeAS.
L’incendio ha infatti provocato danni per oltre 500mila euro, gran parte dei quali sono stati coperti dall’assicurazione. Un’altra parte, calcolata in almeno 100mila euro, è rimasta invece a carico del CeAS che per questo aveva avviato la campagna di raccolta fondi #PiùFortiDelFuoco.
Nel giro di poche settimane dal rogo, sono partiti i lavori di ristrutturazione che, grazie anche al supporto della compagnia Assicurazioni Generali, sono andati a passo spedito. Così il 26 giugno la palazzina era pronta per tornare ad accogliere ospiti e operatori. “In una giornata caldissima – ricorda il presidente Cavedon – abbiamo inaugurato i nuovi appartamenti e gli uffici, che sono stati resi ancora più belli, accoglienti e funzionali. Al piano terra, per esempio, abbiamo riorganizzato le sale in modo da liberare uno spazio dove ha iniziato a operare un centro antiviolenza, ampliando ulteriormente i servizi offerti dal Centro Ambrosiano di Solidarietà alle donne in difficoltà, vittime di violenza o maltrattamenti”.
Tutti i progetti sono quindi ripresi a pieno ritmo e, pian piano, sono ricominciate anche alcune attività “collaterali” come il coro del CeAS, che coinvolge una decina di persone ed è tornato a esibirsi dopo tanto tempo durante la tradizionale festa di Natale, quest’anno particolarmente sentita e partecipata. Queste attività sono molto significative, perché permettono agli ospiti e agli operatori delle varie comunità (anche quelle più lontane dalla sede centrale, come Radici che accoglie i minori stranieri non accompagnati), di incontrarsi, conoscersi, fare amicizia.
Il Centro Ambrosiano di Solidarietà è anche impegnato a dare vita a nuove iniziative, come il progetto “Abitiamo il futuro” che sorgerà nel quartiere Adriano, promosso dall’Associazione SON – Speranza Oltre Noi, di cui il CeAS è fondatore insieme ad alcune famiglie e all’Associazione Amici Casa della carità.
A un anno da quel terribile giorno di febbraio 2017, vogliamo quindi ringraziare tutti quelli che ci sono stati vicini. Con la solidarietà e l’aiuto dei donatori siamo riusciti a raccogliere 53.433 euro. Una cifra importante, anche se purtroppo non siamo riusciti a coprire totalmente i costi dovuti all’incendio. “Per questo abbiamo ancora bisogno dell’aiuto di tutti, per far fronte a tutte le spese sostenute dal CeAS, lasciarci definitivamente l’incendio alle spalle e realizzare al meglio tutte le nostre attività”, conclude il presidente Cavedon.
È possibile sostenere il CeAS con un bonifico bancario intestato a Centro Ambrosiano di Solidarietà all’Iban IT 96 X 05018 01600 000000196920 oppure con un versamento tramite bollettino sul conto corrente postale 1029495577. Per informazioni donazioni@ceasmarotta.it