Martedì 29 maggio si è svolta la prima delle tre giornate di studio con le allieve del Campus Urbana Champaign dell’Università dell’Illinois, accompagnate dai professori Emanuel Rota ed Eleonora Stoppino. Ecco il diario della prima giornata, che ha visto le 15 studentesse visitare la sede del Centro Ambrosiano di Solidarietà e conoscere tutti i servizi.
Dopo essere state accolte dai saluti istituzionali del nostro presidente Giovanni Cavedon, del direttore di CeAS Maurizio Azzollini e di Luca Costamagna, assessore alla Cultura del Municipio 3 di Milano, la prima giornata si è focalizzata sull’intervento della dottoressa Barbara Lucchesi, assistente sociale e referente per i minori stranieri e richiedenti asilo dell’Ufficio di Pronto Intervento Minori del Comune di Milano, che ha illustrato il quadro legislativo dell’accoglienza dei minori stranieri in Italia e alcuni dati relativi alla presenza dei cosiddetti “msna” a Milano.

Queste tre giornate di studio e di scambio vertono infatti sul tema dell’immigrazione, con un particolare focus sull’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
“La presenza oggi di una rappresentante del Comune è per noi molto significativa, perché il modello di accoglienza messo in atto dal CeAS è nato proprio dal confronto con il Comune di Milano”, spiega Benedetta Castelli, responsabile dell’Area Minori del CeAS. Questo modello di accoglienza è nato nel 2008 e si è strutturato nel 2013 proprio in co-progettazione con il Comune di Milano nella rete chiamata “Emergenze sostenibili”.

Barbara Lucchesi ha quindi illustrato il principale cambiamento nell’ambito delle politiche di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati: “Per molto tempo, queste politiche erano inserite nel più ampio ambito delle politiche migratorie relative agli adulti, creando commistione nel trattamento di adulti e minori, che spesso vivevano negli stessi centri. Dal 2017, c’è stato un grande cambiamento grazie all’approvazione della Legge 47, la cosiddetta Legge Zampa, che è la prima legge a livello europeo che tratta accoglienza dei minori stranieri non accompagnati”. La Legge Zampa, ha spiegato Lucchesi, ha portato a un vero e proprio cambiamento di approccio dell’accoglienza dei minori, mettendo in primo piano la presa in carico e l’assistenza umanitaria.
Per quel che riguarda il quadro milanese, la nostra città è la quarta in Italia per numero di minori stranieri accolti: “Molti arrivano qui convinti che nella nostra città avranno maggiori opportunità lavorative. In molti casi, infatti sono le famiglie d’origine che spingono i ragazzi a venire in Europa per lavorare e sostenere economicamente la famiglia”, dice ancora Lucchesi.
Ragazzi che, molto spesso, erano abituati a lavorare già nel loro paese fin dai 10-12 anni. “La conseguenza è che sono maggiormente autonomi rispetto ai loro coetanei italiani e questo è un elemento che non potevamo trascurare nel pensare all’accoglienza e alla costruzione del progetto educativo per loro”, dice. Per questo motivo, dopo primo periodo in cui l’accoglienza dei msna avveniva nelle classiche comunità per minori, si è passati a un modello creato e tarato sulle esigenze dei minori stranieri non accompagnati e sviluppato nei cosiddetti appartamenti per l’autonomia”.
Per dare qualche cifra, al 31/12/2017 nel territorio di Milano e Città metropolitana erano accolti 727 ragazzi nelle unità di offerta specifiche per msna; 609 vivono in comunità educative classiche per minori, mentre 30 sono in affido a famiglie.
Il 93% dei minori accolti a Milano ha tra i 14 e i 18 anni (la maggior parte 16-17) e il 95% sono maschi. “La maggior parte dei ragazzi arrivati negli scorsi anni è egiziano, e in molti casi le famiglie dichiaravano un’età fittizia dei figli, dicendo che avevano 14-15 anni, anche se in realtà ne avevano meno, perché così una volta compiuti i 16 anni, potevano lavorare”, spiega l’assistente sociale che aggiunge: “Oggi invece il flusso dall’Egitto si è quasi interrotto, a causa di un maggior controllo da parte delle autorità egiziane nei porti di partenza, per impedire ai ragazzi di lasciare il Paese e costringerli alla leva militare”.
