A Villetta San Gregorio, gli ospiti hanno imparato a conoscersi meglio tra loro

Il 18 maggio per l’Italia è iniziata ufficialmente la “Fase 2” con una serie di aperture e ripartenze, dopo oltre due mesi di lockdown. Ma non è così per tutti. Le comunità del CeAS, infatti, devono ancora rispettare alcune misure di isolamento.

Succede per esempio per Villetta San Gregorio”, che al Centro Ambrosiano di Solidarietà ospita 13 persone con problematiche psichiche. Ne abbiamo parlato con Consuelo Possenti, operatrice della comunità, che spiega: “La nostra è una comunità sanitaria accreditata e quindi, oltre alle disposizioni governative, dobbiamo rispettare anche quelle dell’ATS che al momento, per esempio, stabiliscono che gli ospiti non possano ancora avere contatti con l’esterno e quindi vedere familiari e amici”. 

Se certamente queste disposizioni sono fatte a tutela delle persone che vivono nelle comunità, esse complicano un po’ la gestione della situazione: le notizie di quest’ultimo periodo sulla ripartenza avevano infatti aperto una serie di speranze negli ospiti, ma visto che per loro ancora non valgono, c’è un po’ di frustrazione.

Ma come è stato vissuto il lockdown a Villetta San Gregorio? “Per noi è cambiato praticamente tutto e gli ospiti sono stati colpiti sia nella parte affettiva, che nei percorsi riabilitativi che sono stati interrotti”, dice Consuelo. E aggiunge: “La nostra è una comunità a media protezione, che lavora sull’autonomia e sull’inserimento sociale nel territorio. In questi due mesi e mezzo, però, sono state pian piano sospese tutte le attività che si svolgevano all’esterno, come i tirocini o le borse lavoro. Inoltre gli ospiti non sono più potuti uscire per incontrare i familiari nel fine settimana, in alcuni casi pernottando anche fuori; un momento che permetteva di mantenere la relazione con le proprie reti sociali e con gli amici, che ora è venuto meno. Si è però cercato di mantenere quanto più possibile invariata la routine quotidiana del centro”.

Il salone di Villetta San Gregorio

Un po’ come tutti, anche a Villetta ci si è trovati come sospesi in una bolla, c’è stata fatica, ma si è riusciti anche ad accogliere l’idea che si dovrà cambiare il nostro modo di fare: “Ogni giorno ribadiamo l’importanza dell’uso delle precauzioni e le regole generali di comportamento. Alcuni fanno più fatica a capire, perché, non essendo toccati dalla situazione, le notizie sono percepite come lontane, ma nella maggior parte dei casi gli ospiti hanno compreso la gravità della situazione e che queste misure sono state prese per il loro bene. Qualcuno era poi molto preoccupato e quindi le disposizioni di sicurezza lo ha in realtà confortato”, racconta l’operatrice.

E a cambiare molto è stato anche il lavoro degli operatori: “Dobbiamo prestare molta più attenzione a tante cose, dobbiamo rispettare le distanze e lavoriamo con le mascherine e questo rende più complicata la relazione con i nostri ospiti, che hanno anche bisogno di poter decifrare le espressioni del nostro viso”, spiega Consuelo.

Inoltre, molte commissioni svolte dagli ospiti, come andare dal tabaccaio, e che avevano anche un valore riabilitativo, come fare la spesa per la comunità, ricadono ora sulle spalle degli operatori, che si stanno anche occupando di mantenere un rapporto costante con le famiglie e con i servizi, organizzando incontri Skype per gli ospiti o aggiornando sulla loro situazione. Anche le équipe si svolgono via Skype, consentendo agli operatori che non possono incontrarsi di mantenere elevato il rapporto tra loro: “Sono piccole cose – dice l’operatrice – che però incidono notevolmente sulla routine della comunità”.

Per Villetta San Gregorio, il lavoro sul gruppo è molto importante e su questo, la convivenza forzata ha influito, sia positivamente che negativamente: “Essere privati di spazi esterni, ha caricato l’interno che è diventato valvola di sfogo di alcune situazioni, che prima si esprimevano fuori dalla comunità. Questa esperienza è stata faticosa per il gruppo, ma, nonostante qualche tensione in più, la reazione generale è stata positiva. Inoltre, l’équipe è stata molto di aiuto a smussare alcune situazioni, creando delle distrazioni: ginnastica, ludoterapia, momenti anche informali che hanno aiutato a stemperare le tensioni, a conoscersi meglio, a confrontarsi. Abbiamo lavorato sempre di più sulla dimensione del gruppo e questo ha dato i suoi frutti”, conclude Consuelo. 

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