Work in progress si chiude in festa

Lunedì 20 dicembre i protagonisti di WiP si sono ritrovati all’Anteo di Milano per un momento di festa che ha chiuso questi 3 anni di progetto

Si è concluso con una grande festa all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano il progetto “Work in Progress. Transizioni per la cittadinanza”.

Protagonisti della serata sono stati i minori stranieri non accompagnati che in questi tre anni hanno partecipato al progetto.

Alcuni di loro si sono esibiti sul palco: la serata è stata presentata da Samir Ahmed; Gerald Brija e Precious Ibhanarary hanno cantato due brani scritti da loro, mentre Paul Jug Monga ha recitato un monologo, anche questo scritto da lui, su quanto gli ha lasciato l’esperienza con Work in Progress.

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Vivere in autonomia: le voci dei ragazzi di work in progress

Abbiamo intervistato alcuni protagonisti del progetto dedicato ai minori stranieri non accompagnati, che sono usciti dalla comunità e ora sperimentano la vita in autonomia

Tra gli assi fondamentali di Work in Progress c’è quello relativo alla casa. Su questo tema, il progetto ha operato su due strade: una di advocacy, che ha visto la partecipazione degli operatori ai tavoli comunali sull’abitare, per far conoscere la realtà dei minori stranieri non accompagnati. Una strada che ha portato alla stipula di un patto con la cooperativa Dar=casa, per l’assegnazione ai ragazzi di WiP di tre appartamenti all’interno di un progetto di abitare collaborativo in via Carbonia a Milano.

L’altra strada è stata più “pratica” e ha coinvolto direttamente i giovani, che hanno partecipato a incontri di formazione con esperti del settore immobiliare – con i quali hanno parlato di contratti d’affitto, documenti e spese, forme regolari di condivisione abitativa regolari… – e che sono stati seguiti con attività di tutoring individuale per la ricerca dell’alloggio.

Abbiamo incontrato alcuni di questi ragazzi, per sapere come sta andando il primo passo verso l’autonomia abitativa, realizzato grazie a Work in Progress.

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Gli educatori dei centri estivi “a lezione” dai ragazzi di WiP

L’attività ha fatto parte del percorso di “Te la do io l’integrazione!”

Nonostante le difficoltà e le limitazioni imposte dalla pandemia, anche nel 2021 sono proseguite le attività di “Te la do io l’integrazione!”, un percorso di reciproca conoscenza, nella quale sono gli stessi minori stranieri non accompagnati protagonisti di Work in Progress a essere i formatori dei loro coetanei e degli operatori sociali, in un viaggio di trasformazione dei punti di vista.

La prima edizione dell’iniziativa si era svolta nella prima parte dell’anno scolastico 2019-2020 insieme a un gruppo di studentesse e studenti dell’ISS “Claudio Varalli” di Milano e si era conclusa con la realizzazione di un video-racconto intitolato “I don’t know”, che loro stessi hanno scritto, girato e realizzato in collaborazione con Imagine Factory.

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I ragazzi di WiP imparano a fare il gelato

In corso la formazione in caffetteria e gelateria artigianale con la cooperativa NIW – New Ideas of Welfare

«Un sì sempre accompagnato da un gran sorriso. Questa, la risposta alla domanda “Ti piace il gelato” è forse una delle più belle soddisfazioni di questa esperienza».

A parlare è Barbara Archetti, socia fondatrice della cooperativa NIW – New Ideas of Welfare, che in queste settimane propone a 14 ragazzi di Work in Progress un corso di caffetteria e gelateria.

«Dopo la parte teorica, che si è svolta online, siamo al momento della pratica. Questo primo approccio concreto con i mondi del caffè e del gelato precede il tirocinio vero e proprio (due mesi), e la borsa lavoro (tre mesi), che i ragazzi inizieranno nelle prossime settimane e che saranno sostenuti economicamente dal progetto e in particolare dal Celav, il centro di Mediazione al lavoro del Comune di Milano», racconta Barbara.

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6 ragazzi di Work in Progress sperimentano l’autonomia

grazie al progetto di abitare collaborativo realizzato con dar=casa in via carbonia a milano

Work in Progress ha stipulato un patto con la cooperativa Dar=Casa, per l’assegnazione di tre appartamenti all’interno del progetto di abitare collaborativo “Carbonia 3, conoscersi da vicini” a Milano, ad alcuni minori stranieri non accompagnati. Ne abbiamo parlato con Francesca Barbesino, dell’équipe integrazione di Work in Progress, che sta seguendo i ragazzi nel loro percorso di autonomia abitativa.

“Nel progetto sono stati inseriti sei ragazzi, che vivono a coppie in tre monolocali messi a disposizione da Dar=Casa nel complesso di via Carbonia, nella zona di Quarto Oggiaro”, racconta Francesca.

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L’autonomia abitativa per giovani migranti è possibile!

Intervista con Laura De Micheli, community manager di Dar=Casa

Dai primi di dicembre, 6 ragazzi protagonisti di “Work in Progress. Transizioni per la cittadinanza”, stanno sperimentando un percorso di autonomia abitativa al di fuori della comunità, in tre appartamenti condivisi.

Gli appartamenti fanno parte del progetto “Carbonia 3, conoscersi da vicini!” della cooperativa Dar=Casa, nella zona di Quarto Oggiaro.

Abbiamo intervistato Laura De Micheli community manager di Dar=Casa – che segue i residenti nei contesti abitativi a sostegno dei processi partecipativi, di mediazione ed inclusione sociale – per capire in che cosa consiste questo progetto e come è nata questa importante collaborazione con Work in Progress.

Chi è Dar=Casa e di che cosa si occupa?

Dar=Casa è una cooperativa di abitanti, che da ormai 30 anni opera sul territorio della Città Metropolitana di Milano. La nostra specificità è quella di acquisire, tramite la partecipazione a bandi, delle case di edilizia residenziale pubblica che non possono essere messe a disposizione della cittadinanza. Le ristrutturiamo e li assegniamo in godimento ai nostri soci. Al momento gestiamo circa 300 abitazioni e abbiamo una lunga lista di persone in attesa di una casa.

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Gli operatori di Work in Progress a scuola di Child Safeguarding

I partner del progetto hanno partecipato alla proposta formativa di Save the Children

Quali sono gli abusi che rischiano di subire ragazze e ragazzi stranieri nel loro percorso di accoglienza e inclusione sociale? Quali strumenti possono mettere in campo le organizzazioni che si occupano di minori stranieri non accompagnati per prevenire questi rischi? Come comportarsi quando si verifica un abuso nei confronti di un minore affidato alla propria organizzazione?

A queste e altre domande ha cercato di rispondere il corso di formazione in “Child Safeguarding”, proposto da Save the Children a tutti i partner del nostro progetto e sollecitato dagli enti promotori di Never Alone Italia, il programma all’interno del quale si svolge Work in Progress. L’obiettivo, come ha spiegato Viviana Valastro di Never Alone Italia, è stimolare le organizzazioni che lavorano con i minori stranieri non accompagnati a dotarsi di meccanismi di prevenzione e reazione, prima che si verifichino delle emergenze.

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I talenti di Work in Progress a “Wip’s got Talent”

L’iniziativa ha coinvolto gli ospiti delle comunità partner del progetto, che si sono messi in gioco mostrando le loro passioni e capacità.

C’è chi ha portato la sua passione per la cucina. Chi ha mostrato di saper realizzare originali tagli di capelli. Chi canta e chi balla. E c’è anche chi, pur essendo arrivato da poco in Italia, inventa e scrive storie, per raccontare le proprie emozioni e per imparare la lingua.

Tutto questo è “WiP’s got Talent”, il concorso lanciato dall’équipe integrazione di Work in Progress, che ha coinvolto i giovani ospiti delle comunità partner del progetto.

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Casa: primo successo per le attività di advocacy di Work in Progress

All’interno di un gruppo fragile rispetto al tema dell’abitare, come quello dei giovani, c’è un sottogruppo che è ancora più in difficoltà quando si trova a dover cercare casa: è quello dei minori stranieri non accompagnati. Per loro infatti, alla scarsa disponibilità di alloggi a buon mercato, si aggiunge il problema della discriminazione. Capita spesso che, non appena sentito che chi chiede informazioni su un alloggio in affitto è straniero, proprietari ed agenzie si tirino indietro, anche quando ci siano le comunità di accoglienza a dare garanzie.

Anche per ovviare a queste situazioni, Work in Progress ha tra i suoi assi fondamentali quello della casa, che si svolge su due strade: una più pratica che coinvolge direttamente i ragazzi che prendono parte al progetto, e una di advocacy, con la partecipazione degli operatori ai tavoli comunali sull’abitare, per far conoscere la realtà dei minori stranieri non accompagnati, sensibilizzando la ricerca di strumenti per far fronte alla loro domanda abitativa. E questa seconda strada ha raggiunto un primo importante successo.

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Un anno – e più – con Work in Progress… passando per il Covid

“Work in Progress. Transizioni per la cittadinanza” ha tagliato il traguardo del primo anno di attività. Abbiamo intervistato Benedetta Castelli del Centro Ambrosiano di Solidarietà, project manager di Work in Progress, per sapere come sono andati questi primi 12 mesi… e oltre.

Com’è andato questo primo anno di Work in Progress?
Direi bene! Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi del cronoprogramma e un numero di beneficiari superiore alle aspettative. Questo primo anno di progetto è servito anche a mettere a punto un metodo di lavoro sempre più funzionale e oliato. Essendo, infatti, il partenariato molto vasto, avevamo bisogno di tempo per imparare a lavorare insieme e trovare metodologie condivise. E inoltre questo anno ci è servito anche per migliorare le strategie di interlocuzione con tutti gli attori che lavorano con i beneficiari del progetto, al fine di sensibilizzarli affinché cogliessero appieno tutte le opportunità che offriamo ai ragazzi.

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